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Posts tagged “working holiday visa

Quasi fine

Bond Spring Station, Alice Springs, NT, 13 feb 2013, ore 19:18

Fra tre giorni sarò un uomo libero. Fra tre giorni avrò completato gli 88 giorni che mi valgono il secondo passaggio in Australia. L’epopea del visto, iniziata il 19 ottobre scorso con l’arrivo a Bourke, sta per avere termine. Tra 18 giorni avrà fine anche il mio primo Working Holiday Visa, ed io dovrò essere fuori dall’Australia. Seduto su una polverosa poltrona ad osservare il tramonto del deserto respiro fresco e nostalgia. Il viola delle nubi si fonde con l’avanzare del crepuscolo, e per quanto io abbia sognato questo momento per troppo tempo, adesso che ci sono quasi provo un po’ di nostalgia.

Un anno in Australia è volato ed è stato probabilmente il più bell’anno della mia vita. Al di là degli alti e bassi, dei momenti difficili e delle pessime condizioni nelle quali mi sono trovato di tanto in tanto, questo Paese mi è entrato nel cuore con prepotenza e di sicuro mi mancherà da morire. E’ presto per fare il bilancio, anche se non troppo presto. E’ strano ma anche lasciare questo ranch sarà dura. La famiglia che abbiamo imparato a conoscere è una gran bella famiglia. Gente tranquilla, ospitale e gentile che ci ha accolto e ci ha apprezzato davvero. Spero un giorno di poter ricambiare in qualche modo.

Fine del visto. Basta contare giorni, ore, minuti. Basta sperare di non essere mandati via per poter continuare a contare. Basta caldo insopportabile e lavori massacranti. Da adesso in poi solo viaggi. Il primo marzo ho il volo che mi porterà a Singapore, fuori dall’Australia. Da lì sarà un vagabondare per il sud est asiatico fino a data da definire. Poi casa, per un po’. Forse. Chissà.


Dal paradiso dei surfisti all’inferno delle farm

Surfers Paradise, Gold Coast, QLD, 16 ott 2012, ore 09:44, biblioteca

  Arrivando da Southport, una carinissima città situata appena prima del paradiso, tutto quello che si vede è il blu. Laggiù, lungo la Gold Coast Highway, una fila quasi infinita di grattacieli tutti illuminati di blu. Arrivarci sotto è ancora più ammaliante. Le luci, i palazzi altissimi che svettano a pochi metri dalla spiaggia. La sabbia illuminata da luci blu e il rumore delle onde che rombano nel buio della notte. Non poteva esserci benvenuto migliore. Surfers Paradise, letteralmente paradiso dei surfisti, è la città principale della Gold Coast. E’ uno dei luoghi più vivaci di tutta l’Australia. La guida raccomanda di non venire qui per le vacanze di novembre e dicembre. La città è invasa da studenti in vacanza che fanno baldoria dalle prime luci del mattino a notte inoltrata e poi il giorno dopo ricominciano. Anche senza gli studenti, comunque, la città è molto viva anche di notte. Feste, locali, ubriachi e negozi aperti fino a tardi rendono Clermont solo un lontano ricordo. Il territorio di questa zona ricorda la Florida e difatti Surfers Paradise è spesso paragonata a Miami Beach. Una lunga striscia di terra corre parallela al litorale e sopra questo fazzoletto si sono ammassati grattacieli, alberghi e resort. Appena dietro ai grattacieli, isolette e canali si diramano a perdita d’occhio. E’ una specie di Venezia super estesa, ma anziché palazzi ottocenteschi ci sono case basse di legno, porticcioli e infinite barche. E’ una zona residenziale vastissima costruita sull’acqua e a contatto con essa. Per gli abitanti è molto più pratico avere una barca piuttosto che una macchina. Vista dall’alto del Q1 Skypoint, il grattacielo residenziale più alto del mondo, è una vista che lascia senza fiato. Appena il sole scende lontano dietro ai monti che circondano questa valle di terra e acqua e cemento, tante lucine azzurre illuminano il lungomare. Piano piano, mano a mano che l’oscurità avanza, sempre più luci vengono all’evidenza e la città si prepara per la notte e la baldoria. La vista dalla spiaggia, invece, con i grattacieli che sembrano quasi arrivare al mare, è una delle immagini più diffuse in tutta l’Australia. Il mare è relativamente sicuro a questa latitudine e nonostante le meduse morte si affollino lungo il bagnasciuga, i bagnanti ed i surfisti sono tantissimi. E’ un luogo perfetto per passare le vacanze con gli amici e gli studenti di cui sopra non sbagliano affatto.

Per quello che riguarda me questa città coincide con la fine del viaggio lungo la East Coast. Adesso è solo un lento arrivare a Sydney per riconsegnare il van. Ha anche coinciso con i miei primi tentativi di trovare una farm per ottenere il rinnovo del Working Holiday Visa per il secondo anno. Mi ero concentrato sulla Tasmania e le sue piantagioni di ciliegie, ma la raccolta non inizia che a gennaio. Ho quindi volto il mio sguardo all’Australia del Sud, ai vigneti della Barrossa Valley e al caro vecchio Western Australia e alla zona di Carnarvon, ma finora nessuna notizia. Ho circa cinque giorni per trovare qualcuno disposto ad assumermi, altrimenti sarò costretto a dirigermi dal mio amico a Bowen e chiedere se hanno posto per uno schiavo in più. Dal paradiso all’inferno.


Il treno è passato?

Perth, Australia, 9 mar 2012, ore 22:24, Britannia on Williams

Da quando sono arrivato in Australia e ho cominciato a scriverne su questo blog ho aggiunto nuove parole sensibili ai motori di ricerca. Alcune di queste sono Australia, vivere, trasferirsi. In poco più di una settimana ho riscontrato che le persone che leggono questo blog cercano su Google cose come Trasferirsi in Australia per sempre oppure vivere in Australia. Ma come si fa esattamente a mollare tutto e a rimanere qui per sempre? Ecco quello che ho capito io.

Tutti hanno la facoltà di chiedere al governo australiano un Working Holiday Visa, cioè un visto della durata di un anno, che permette a chi lo esibisce di lavorare in regola nel Paese. Da qui partono quasi tutti. Ma poi? Quelli che si innamorano di questo posto come fanno a far continuare il sogno? La cosa non è facile. Innanzitutto va detto che l’Australia è divisa in territori e che questi territori sono divisi in codici regionali, l’equivalente dei nostri codici di avviamento postale. Sul sito dell’immigrazione c’è un elenco di questi codici regionali che sono considerati speciali. Lo sono perché se si svolgono determinati lavori in queste determinate zone dell’Australia per almeno tre mesi su dodici, allora è possibile essere eleggibili per il secondo visto. Altrimenti è quasi impossibile. L’Australia emette questo permesso perché ha carenza soprattutto di braccianti. I lavori principali che permettono di estendere il visto sono il minatore, il contadino o il muratore. Facciamo un paio d’esempi. Se Paolo va a stare a Sydney per un anno e lavora in un negozio di scarpe per la durata del suo visto, sicuramente se ne tornerà a casa dopo dodici mesi. Se Matteo va a stare nei Northern Territories e raccoglie la frutta per tre mesi, allora molto probabilmente potrà rinnovare il suo Working Holiday Visa. Se si rinnova per il secondo anno e si lavora, comunque poi si ritorna a casa. A meno che non si dimostri al governo una determinata serie di cose elencata sul sito dell’immigrazione, questa è la vita dell’immigrato di oggi in Australia.

Quando ero piccolo e mi lasciavo sfuggire qualcosa, il mio papà mi diceva sempre “Hai perso il treno”. Il treno dell’Australia l’ho perso? Non lo so, per lo meno non ancora. Quello che so è che le file di persone davanti agli uffici di collocamento arrivano alla strada. Quello che so è che gli ostelli sono stracolmi e per alloggiare con continuità bisogna prenotare con settimane di preavviso. Quello che so è che il tizio che stava ieri alla reception mi ha detto che quest’anno c’è stato un boom di presenze del tutto inaspettato ed inusuale. Perché, gli ho chiesto. Tu perché sei qui? Per il lavoro. E’ la cosa che mi rispondono tutti. Il lavoro c’è, non si discute, ma a meno che non si riesca a provare una determinata esperienza in un determinato campo la concorrenza è spietata. Su gumtree.com.au, il sito di annunci più famoso d’Australia, c’è un annuncio ogni cinque minuti, a volte anche meno. Se lo si va ad aprire dopo quindici minuti, se il lavoro offerto è generico, si possono vedere anche quattromila visite ad annuncio. Quattromila visite in quindici minuti. Se il treno non è già partito, almeno qui a Perth, il controllore sta comunque dicendo di affrettarsi.

L’altro giorno sono stato a Freemantle, la cittadina portuale più vicina a Perth. Su moltissime insegne di negozi si può leggere un cognome italiano. Mi è stato detto che Freemantle è stata fondata proprio da colonie di italiani che sono andati a cercare fortuna lontano dalla patria in tempi di crisi. In tempi di crisi come questo. Devo confessare che mi sento un po’ immigrato. Mi sento dentro ad uno di quegli speciali di Rai Storia in cui si parla degli italiani nel mondo. La storia si ripete. Nei momenti bui la gente prende e va, scappa verso quei lidi che sembrano più floridi. non so se starò qui per sempre o se presto me ne tornerò a casa. Quello che so, anche se è poco e banale, è che qui si sta bene, che il governo è brillante ed onesto e che di opportunità ce ne sono a volontà. Aspettano solo di essere colte.