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Posts tagged “visti

I cento giorni

Urumqi, Cina, 20 apr 2011, giorno 99, ore 19:39, ostello

Una via di uscita l’ho trovata, anche se non è decisamente la cosa che desideravo. Per tentare comunque tutto di visitare la Russia non mi resta che prendere un volo. Stoccolma e Helsinki sono le due mete migliori, come prezzo e posizione. Ho chiesto a casa di provare a contattare l’ambasciata russa a Roma per sapere se ho bisogno del visto di transito anche solo per quelle che sarebbero sedici ore di attesa a Mosca. Il volo per Helsinki, la mia prima scelta, comporta uno scalo di una notte nella capitale russa. Sedici ore di attesa e poi un altro volo per la capitale finlandese. Da lì poi proverei ad ottenere questo tanto sofferto documento per poi tornare in russia da uomo pseudo libero. E Tallin, idilliaca Vecchia Guardia, è comunque vicinissima. In caso tutto ciò non fosse possibile ci sarebbe un volo per Stoccolma. Nessuno scalo in territorio russo, andrei a Pechino per poi tornare in Europa e cimentarmi nella stessa impresa sopra citata. Comunque vada, credo di poter ufficialmente annunciare il termine della mia avventura asiatica. La Wellington-burocrazia ha vinto. Si torna in Europa, non c’è nulla da fare. Non ne sono entusiasta, non sono pronto. L’unico aspetto positivo è che una volta rientrato nei confini dell’Unione Europea, non avrò più nessun problema di transito. Russia a parte, naturalmente. Ho le mani legate. Tutto quello che potevo tentare l’ho tentato. Si torna verso casa, verso l’Italia, in una maniera che mai avrei creduto possibile. Ho fatto degli errori? Se sì, quali? Sicuramente qualcosa avrei potuto fare, ma al momento non saprei dire cosa. Certo le coincidenze contro di me sono state tante e ripetute, ma forse se avessi avuto più informazioni, più esperienza, magari tutto questo si sarebbe potuto almeno aggirare in qualche modo. Ma ormai è tardi. Con un po’ di tristezza e tante perplessità mi avvio verso la strada di casa. Entro 24 ore dovrei risolvere tutto, con l’aiuto da casa.  I tanti andrò dei miei progetti si sono trasformati oramai in avrei potuto andare. Lo sconforto domina. Mi preparo per la mia Sant’Elena sperando si trasformi in un’Elba. Una pausa triste prima dei gloriosi cento giorni. E i miei cento giorni di viaggio scadono domani.


Collasso burocratico!

Urumqi, Cina, 20 apr 2011, giorno 99, ore 13:47, ostello

Urumqi è Waterloo e io mi sento Napoleone. Ecco la situazione.

Mentre andavo all’ambasciata kazaka con un taxi mi è venuto in mente una cosa che avevo dimenticato da tempo: il mio visto cinese. A Lanzhou era tutto ok, ma lì ho perso quattro giorni per aspettare il treno. Ho controllato e ho scoperto con rammarico che scade il 24 aprile. Forse ce la faccio, ho pensato, dipende dai kazaki. All’ambasciata era un inferno. Decine di persone accalcate davanti all’ingresso, come animali. Non si capiva nulla. Stavo per rinunciare quando il fato mi ha mandato un angelo: un cinese che parlava inglese, forse il primo che abbia mai incontrato per strada. Mi ha detto che con il mio passaporto potevo entrare evitando la fila, ha sbraitato per dileguare un po’ di calca e sono entrato. Prima di condurmi dentro mi ha accompagnato in una copisteria e mi ha fatto fare le fotocopie del passaporto necessarie per poter ottenere il visto. E’ stato la mia salvezza. Una volta entrato anche i funzionari kazaki si sono rivelati squisiti oltremisura. Parlavano quasi tutti inglese, uno addirittura qualche parola di italiano. Mi ha fatto piacere risentirla, pur con un accento strano. Purtroppo le notizie non erano quelle che mi aspettavo. Cinque giorni lavorativi ci vogliono per il visto, e non è prevista alcuna procedura di emergenza. E’ stata il primo colpo della giornata, e non sarebbe stato il più duro. Esco e valuto la situazione. La cosa migliore da fare è andare all’ufficio cinese ed estendere il visto, ho pensato. Ho preso un altro taxi e mi ci sono recato. Anche qui, all’interno era un putiferio. Anche qui, sorpresa ironica, ho trovato tutti i funzionari che parlavano inglese. Le brutte notizie mi sono arrivate ben chiare all’orecchio. Chiedo informazioni sull’estensione del visto. La procedura richiede cinque giorni e un sacco di carte di cui non ho capito bene la natura. Non ho cinque giorni, e anche se li avessi questo vorrebbe dire attendere ad Urumqi per almeno 15 giorni lo sbroglio di tutta la matassa burocratica. Impensabile. Secondo colpo. Sono ad un punto morto, non posso nè restare nè andarmene. La mia mente, almeno una parte di essa, ha iniziato a pensare cose inutili. Tutte cominciavano con “E se…”. E se ci fosse stato il posto sul treno a Lanzhou? E se fossi andato a Xian anzichè a Xining di ritorno dal Tibet? E se non mi fossi ammalato? E se fossi rimasto in Mongolia coi ragazzi francesi un’altra settimana? E se avessi avuto quattro giorni in più. Quattro giorni e ce l’avrei fatta. L’altra parte del mio intelletto mi diceva che era inutile recriminare il passato e piagnucolare sul presente. Non fa altro che appesantire una situazione già abbastanza pesante. Le cose stanno così: adesso bisogna rimediare. La Thailandia è un’ipotesi da scartare. La fortuna vuole che all’ambasciata kazaka abbia incontrato due belgi che mi hanno informato di non essere stati in grado di ottenere il visto kazako in India. Forse la lontananza dal confine implica le stesse regole che valevano per me a Budapest. Quindi andare in Thailandia non mi serve per tornare a casa lungo il mio itinerario. Potrebbe rivelarsi solo uno spreco di denaro, esperienza a parte. Non sono povero, ma le mie finanze sono in quel momento delicato in cui non bisognerebbe commettere errori. Altrimenti si deve andare a prestito e io non voglio farlo. Voglio fare quello che posso con quello che ho.

La mia sola soluzione è l’aereo, scelta obbligata in questo frangente, ma anche qui le notizie non sono affatto buone. Avevo pensato di prendere un volo per Tallin, Estonia. Da qui avrei potuto ottenere, se la memopria non mi ingannava, un visto russo e salvare un minimo del mio itinerario. Il volo Urumqi – Tallin costa 1500 euro. Fuori budget. Mi sono allora ricordato che mentre andavo in Giappone ho fatto scalo ad Helsinki. Qui ho letto una pubblicità: “Helsinki Airport, your gate to Asia”. Ho cercato un volo per Helsinki, che confina con la Russia ed è ad uno sputo da Tallin. Il volo costa 470 euro. Perfetto! E invece no. La compagnia è la Aeroflot, la compagnia russa, e il volo fa scalo a Mosca. Io non ho il visto russo e non è possibile ottenere nemmeno un visto di transito all’aeroporto. Almeno secondo il sito del ministero degli esteri. terzo durissimo colpo. Il mio morale è ai minimi storici e ho finito gli assi nella manica. Forse ci sono altre soluzioni, ma al momento mi sfuggono. La soluzione estrema è un volo per Bologna, ma non mi sento pronto. E’ successo tutto troppo in fretta, troppo inaspettatamente. Pensavo di avere ancora almeno un mesetto, e invece esiste la concreta possibilità che io abbia un’ottantina di ore prima di essere costretto al rimpatrio. Ho mandato una mail all’ambasciata russa in Italia, ma da quanto mi ricordi non sono celebri per le loro celeri risposte, e io ho tutto fuorchè il tempo. Proverò a cercare altri voli, altre compagnie. Oggi pomeriggio andrò a cercare delle agenzie di viaggio, ma temo che la situazione ormai si sia delineata. Sono davvero in un cul-de-sac. Tuttavia non mi sento ancora sconfitto. Il mio spirito sognatore sente che interverrà qualcosa a trarmi d’impiccio, ma è solo una vocina. Intanto però applicherò al tempo rimasto il più grade proverbio che sia mai stato inventato: “Aiutati che il ciel t’aiuta”. La situazione è intricata. Se qualcuno legge questo post e ha soluzioni alternative non esiti a contattarmi. Stavolta ho davvero bisogno di una magia. L’avventura asiatica forse è giunta al termine. Spero solo con tutto il cuore che non sia anche la fine del viaggio. E’ troppo per il novantanovesimo giorno. Attenderò gli sviluppi del pomeriggio.


Vagabondando per il sud est asiatico

Tokyo, 21 gen 2011, giorno 10, 22:21

Forse ho trovato una soluzione che stimola parecchio i miei sensi di viaggiatore.

Per cercare di risolvere i miei guai internazionali mi sono rivolto ad un consulente privato: una mia amica che vive a Shanghai. La signorina in questione, senza la quale probabilmente ora sarei disperato, mi ha detto che per aggirare la questione dei biglietti e dei visti la cosa migliore da fare è prendere un volo per Hong Kong. Questa metropoli, fino a non molto tempo fa possedimento britannico, oggi è una specie di porto franco da quanto ho capito, quindi non richiede un visto di entrata. Una volta arrivati lì si può chiedere però un visto turistico per la Cina della durata di tre mesi, multientrata, al prezzo di 50 euro. Bisogna solo pagarlo! Alla luce di questa notizia mi sono subito messo alla ricerca di un volo per Hong Kong. Il prezzo più basso che sono riuscito a strappare dalle varie compagnie asiatiche “low cost” è stato di circa 350/400 euro. Ancora un po’ troppo alto per me, considerando che con 500 sono arrivato fin qui dall’Ungheria. Così ho cercato dei percorsi alternativi. Uno di questi, il migliore, quello che proprio mi manda in disibilio, mi porta per la modica cifra di 27.000 Yen (circa 260 euro) da Tokyo a Kuala Lumpur, in Malesia. Informandomi su http://www.viaggiaresicuri.it ho scoperto che questo Paese non richiede visti turistici per permanenze inferiori ai 90 giorni. Stessa procedura vale per Singapore, e da questa città posso prendere un volo per Hong Kong a 130 euro con la TigerAirwais, la Ryanair del sud est asiatico. Quindi, in definitiva, la cifra da spendere per tornare sul continente è la più o meno la stessa, solo che col diretto vedrei molto meno mondo. Senza contare che una volta arrivati a Singapore, nel caso voglia darmi alla pazza gioia, la Tiger offre tariffe simili a quella sopra citata per varie destinazioni dell’area asiatica, tra cui Bali, Bangkok e Australia. Non ho ancora prenotato, ma credo proprio che opterò per questa scelta. Domani andrò di nuovo al Manga Kissa per chiedere se è possibile stampare la prenotazione, farò due conti sui tempi e se tutto andrà bene prenoterò. Che cos’è un Manga Kissa? E’ una specie di internet point, solo che in pratica è come camera tua. Compreso nel prezzo base c’è l’utilizzo del pc e internet in una stanza comune e le bevande sono offerte dalla casa. Se paghi un po’ di più puoi avere un cubicolo privato dove puoi fare tutto: tutto! Siccome la metropolitana di Tokyo chiude intorno a mezzanotte, se ti trovi dall’altra parte della città, hai perso il treno e vuoi tornare a casa, la corsa in taxy ti costa di più che passare la notte in uno di questi posti. Questo servizio infatti è molto utilizzato anche per dormire. Paghi, hai il tuo spazio privato, puoi mangiare, bere, giocare ai videogiochi, adare su internet ed espletare i tuoi bisogni corporali. Puoi fare tutto. Io ormai ci sono andato talmente tante volte che appena entro vanno a chiamare un commesso nel negozio di fianco perchè è l’unico che parla inglese. Chissà se anche a Singapore saranno così disponibili.


Visti, voli e tanto cash

Tokyo, 21 gen 2011, giorno 10, 14:39, Aprecio Manga Kissa

Scrivo da tastiera giapponese, quindi gli accenti e gli apostrofi sono storia.

Il Giappone e un isola. Se ti vuoi spostare da qui non ci sono autobus. Oggi sono stato all ambasciata cinese. Entro e mi metto in fondo a una coda di cui non vedevo la fine. Arrivato al banco la tipa mi dice “Here no visa. Visa 3 floor”. Avevo previsto un po di difficolta, quindi con grande calma prendo l ascensore per il terzo piano e faccio un altra fila. Tutto intorno a me e pieno di fogli informativi e carteli scritti in cinese e nessuno parla inglese. Allo sportello un altra tizia mi chiede se ho compilato la domanda di accettazione. Esco, trovo a fatica il foglio da compilare, lo compilo e mi rimetto in fila. Ritornato da lei mi chiede: “Have you got photo?” e mi indica la parte del foglio dove in cinese c era scritto che ci volevano sei foto tessere. La macchina delle fototessere era al primo piano. Quella grande calma di cui parlavo prima se ne era gia andata a meta della seconda fila. Scendo, mi metto in fila, faccio le foto, risalgo, mi rimetto in fila e finalmente ritorno allo sportello. “Have you got passport copy?” e mi riindica la dicitura del foglio. In cinese. Di nuovo esco, mi metto in fila, faccio le fotocopie, ritorno in fila e torno dalla mia cara amica cinese. Ormai quando mi vede ride. Ci siamo, ho pensato, e fatta, ho tutto, stavolta e andata. “Have you got plane ticket?”. Le spiego la mia situazione, che sono un backpacker, che mi muovo tra i Paesi, che prenoto passo dopo passo, vivo alla giornata, che al momento non ho il biglietto aereo e che forse andro in Cina in nave. “Have you got boat ticket?”. Le rispiego tutto. Alla fine lei tira fuori un quadernino, lo sfoglia con calma, sorride, e mi fa vedere una pagina da lei scritta e mi indica una riga. Qui c era scritto: se non si ha un biglietto aereo non si puo concedere il visto. Poi mi indica la stessa scritta in cinese sul foglio di domanda. Mi sono sentito come in quel cartone dove Asterix e Obelix, dovendo affrontare dodici fatiche prima di arrivare a Roma, arrivano nella casa che rende pazzi. Quindi niente visto.

Adesso sono in un internet cafe (un Manga Kissa, poi spieghero cos e) e sto cercando voli economici. Il piu economico che ho trovato, Tokyo – Hong Kong, mi chiede 450 euro. Per quello che mi riguarda potrebbero chiedermi un rene, e uguale. E meno male che prima di partire avevo pensato di non usare l aereo. Quindi chiedo a tutti i lettori se conoscono un modo economico per lasciare il Giappone verso una qualunque meta compresa tra Kuala Lumpur e Ulan Batar (dalla Malesya alla Mongolia). Cerchero anche una nave tipo da Nagasaki alla Korea o anche alla Cina e speriamo di trovare qualcosa. Comunque, se avete informazioni, scrivete un commento o una mail o un post su Facebook. Grazie per la gentile collaborazione.