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Colpo di fulmine

Sydney, NSW, 1 set 2012, ore 21:56, ostello

Non so bene cosa mi aspettassi da Sydney. Tutti me ne avevano parlato non troppo bene. Era sempre meglio Melbourne. Quello che posso dire dopo poche ore è questa è la città più perfetta che abbia mai visto.

Innanzitutto è grande. Niente piccola e graziosa Perth. Grande. Un sacco di strade, quartieri, autobus, persone, turisti. Qui ho incontrato i primi turisti italiani da sei mesi a questa parte. C’è un gran movimento, una gran folla. Abitanti, curiosi e turisti. Mi è piaciuta subito, fin dalla stazione dei treni. Tanti binari ma anche tanto ordine. New York e Perth che si fondono insieme: il tutto di New York e l’ordine di Perth. E il mare e il cielo dell’Australia.

Ho cercato di resistere un po’, ma appena appoggiato lo zaino in ostello mi sono precipitato verso la zona dell’Opera House e del Sydney Harbour Bridge. E’ forse lo scorcio di città più bello di sempre. E’ tutto dove deve essere e come deve essere: il ponte che sovrasta il grande teatro, la skyline che li fissa entrambi e una distesa di case, ville e ristoranti che li circonda. Sembra un quadro, è poesia. L’Australia è stata generosa e per accogliermi mi ha regalato un tramonto dai mille colori, ma anche senza questa chicca la magia del luogo è innegabile. Si dice che questa città sia stata fondata in una delle baie più spettacolari del mondo e basta un piccolo assaggio di tutta la sua estensione per capire che è veramente così e non sono solo parole per attirare i turisti.

Sarei potuto stare lì per sempre, mi sarebbe bastato avere una scorta infinita di card per la macchina fotografica. E’ stato uno dei più bei benvenuti di sempre. Grazie Sydney, sono già conquistato.

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