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And then came the Hippies!

Pacific Highway tra Byron Bay e Tweed Heads, NSW, 21 set 2012, ore 18:09, Mac Donald’s

Byron Bay è semplicemente incantevole. Un piccolo centro, un reticolo di strade costeggiate da negozietti e ristoranti. Un faro, dieci spiagge e milioni di surfisti. Questa piccola cittadina dedicata al famoso poeta Lord Byron è il punto più orientale dell’Australia. Il promontorio su cui è costruito il bianco faro di Byron Bay è il punto esatto. Da lassù la vista è magnifica. Da entrambe le parti solo spiaggia infinita, un mare verde e ondoso e surfisti che lo cavalcano. All’ora dell’uscita dalle scuole, su qualunque spiaggia di Byron Bay si riversano studenti e studentesse che, senza nemmeno togliersi la divisa da scolari, si buttano in mare a fare il bagno e si siedono sull’infinito bagnasciuga a chiacchierare. Tutti ridono, tutti sono felici. Loro e il mare, due cose tanto diverse eppure tanto unite. Questa unione traspare anche osservando i surfisti di tutte le età che affrontano onde che vanno dal modesto cavallone all’onda enorme e pericolosissima. Bambini, teenagers, quarantenni, anziani: tutti surfano. Tutti al mare.

A pochi chilometri da Byron Bay si trova Nimbin. Questa minuscola località collinare si raggiunge solo dopo aver attraversato chilometri di campagna collinare, la versione italiana dei colli bolognesi solo che anziché le vigne qui ci sono le macademie. Una volta giunti alla meta, si arriva anche in un’altra epoca e più precisamente nel 1967. E’ stato quello l’anno in cui gli hippies sono giunti per la prima volta in questo sperduto paesino. La storia la si può apprendere al museo, se così lo possiamo chiamare, del furgone Wolkswagen, un agglomerato di carcasse dei celebri furgoncini simbolo degli hippies e della libertà. Dopo aver riassunto la storia del paese dal primo insediamento al 1966, solo una scritta rimane in fondo: And then came the hippies! L’atmosfera è davvero quella di Woodstock. Intanto qui la mariuana è più che tollerata. In caso di dubbi bastano le facce degli abitanti a confermare che la cannabis è presente in loco, e le persone sono tutte gentile in modo quasi psichedelico. Passeggiando per strada ti fermano persone mai viste o interpellate e un dialogo tipo potrebbe essere questo: “Ragazzi devo andare un attimo via, però la mia galleria di arte che vende lattine usate è lì dopo il caffè. Naturalmente non potete comprare nulla perchè io non sarò là, ma fate pure un giro dentro. Le chiavi le ha la ragazza del caffè. La vita è bella”. Cose così insomma.

Gli edifici sono tutti dipinti coi colori dell’arcobaleno o con immagini del Buddha o foglie di mariuana. Ogni tanto passano anziani coi capelli bianchissimi, tutti sorridenti e con le braccia piene di tatuaggi. Probabilmente sono lì dal 1967 e probabimente sono gli ultimi in grado di dire: “And then we came!”.