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Archive for January 25, 2011

Lo Zen e l’arte di viaggiare

Kyoto, 25 gen 2011, giorno 14, ore 20:57, Kyoto Hostel

Oggi sono stato ad Arashiyama. E’ una specie di sobborgo di Kyoto, me ne ha parlato un ragazzo australiano che ho conosciuto in ostello. E’ un posto magico. Situato lungo una collina sulle sponde di un fiume, domina dall’alto tutta Kyoto. Ci sono templi ovunque, molti dei quali rientrano nel Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Ho vagabondato per questi luoghi tutto il giorno, attraversando prima una sponda del fiume poi l’altra, un Siddartha contemporaneo che vaga per le forsete di bambù alla ricerca del tempio. Ne ho trovati parecchi, di templi,  ed ognuno di essi ha suscitato in me un senso di spiritualità genuino, un pizzico di Zen. Lo Zen è un percorso, è un modo di ambire alla perfezione dell’essere. Non c’è un punto di inizio, non c’è una fine. Bisogna solo camminare. Tutto questo camminare, di oggi, del mio spirito, del mio viaggio, è tutto una grande metafora: il cammino come via di miglioramento. Il mio viaggio stesso ne è un esempio pratico. Io viaggio, non ho una meta, so solo che devo continuare a muovermi, a camminare. Non so dove sarò domani, so solo dove sono stato ieri. E so che cosa mi ha lasciato. Due modi diversi di praticare lo stesso pensiero. Più sto qua e più sento nascere in me il desiderio di conoscere maggiormente la loro religione, la loro filosofia, il loro pensiero. Cammiando per le vie dei templi sento i loro canti, mi chiedo cosa stiano a significare, mi lascio incantare da queste cantilene. Totalmente assorbito, non esiste nient’altro. Vorrei capirle, ma non saprei da dove cominciare. Anche così, però, mi comunicano qualcosa, ed è un senso di pace e di serenità che è costante, una filosofia che dice che ogni cosa è tutto e tutto è ogni cosa. Il mio viaggio, i miei cammini fanno parte di questa filosofia, anche se le due cose non si conoscono e non si capiscono. Si impara molto anche senza capire.


Sono già stato qui

Kyoto, 25 gen 2011, giorno 14, ore 20:32, Kyoto Hostel

Questo è il vero Giappone. Il vero Giappone, che avevo solo intuito passeggiando lungo le strade di Tokyo e di Osaka, oggi l’ho sentito davvero sulla mia pelle. Lontano dalle metropoli ho trovato quello che stavo cercando. E’ stata una sensazione bellissima, come essere finalmente arrivato ad una meta da tanto sognata. Profumava un po’ di casa, ma anche di nuovo, di esotico, con un retrogusto di antico. Quel po’ di casa che ho sentito l’ho sentito perchè in questo luogo ho rivisto tutte le immagini che mi sono portato con me, tramandatemi dalle avventure dei personaggi dei cartoni animati della mia infanzia. Dai finestrini dei treni ho visto i quartieri popolari e i campi da calcio sparsi qua e là di Holly e Benji, le palestre di Mila e Shiro e le rive dei fiumi dove i miei beniamini solevano recarsi a pensare nei loro momenti riflessivi. Lungo le strade ho incontrato gli anziani, con la loro aria bonaria, i vestiti, gli zaini, i pantaloni, le loro espressioni e i loro modi di fare, tutti esattamende come ricordo che dovrebbero essere da quei cartoni. I locali dove si mangia come quelli del padre di Licia e i cortili delle scuole come quelli di Gigi la trottola. Le case sono quelle di Doremon, i parchi quelli di E’ quasi magia Johnny, le auto della polizia sono quelle di Occhi di gatto. I templi ed i santuari, poi, sembrano essere appena usciti da Naruto. Il cibo è quello che mangia sempre Goku, nei torrenti mi sembra quasi di vedere Sampei e tra le foreste di bambù scorgo Ranma 1/2. Tra i grattacieli attendo col naso all’insù l’arrivo di Sailor Moon, o l’apparire di Vultus 5. Lo sfondo di tutti questi cartoni lo vedo sotto i miei occhi per davvero. Sono già stato qui? Mi sembra di sì. Mi sento come quando ero bambino, solo che stavolta dentro al cartone ci sono davvero e non solo con la mia fantasia.